Legame tra ipometilazione, espressione genica e patologie
L’ipometilazione, alterando l’espressione genica e l’equilibrio dei metabolismi, è associata a numerose patologie. Questa alterazione è dovuta a cambiamenti epigenetici che influenzano la regolazione dei geni e provocano squilibri in diversi processi biologici. Le cause di questi deficit, riassunte di seguito, spesso portano a iperomocisteinemia, un importante fattore di rischio per malattie vascolari e neurodegenerative.
Origini delle ipometilazioni
Le origini dei deficit di metilazione possono essere molteplici e includono carenze nutrizionali, fattori genetici come i polimorfismi enzimatici e fattori ambientali quali l’esposizione a tossine o cattive abitudini di vita. Questi elementi alterano i cicli biochimici coinvolti nella remetilazione e favoriscono l’accumulo di omocisteina, un fattore chiave nei disturbi metabolici.
Questa tabella riassume le principali cause dei deficit di metilazione, comprese le carenze nutrizionali, i fattori genetici e ambientali. Queste cause, ben documentate, svolgono un ruolo cruciale nell’insorgenza delle patologie associate all’iperomocisteinemia.
1. Deficit nutrizionali
- Le alterazioni nei trasferimenti di CH3 sono spesso legate a carenze di nutrienti chiave come folati, vitamine B (B6, B9, B12), colina e betaina. Questi elementi svolgono un ruolo centrale nei cicli biochimici della metilazione.
- Esiste una correlazione significativa tra i deficit nutrizionali e la metilazione del DNA, che influisce direttamente sulle funzioni cellulari e sulla salute globale.
2. Polimorfismi genetici
- Le anomalie degli enzimi coinvolti nella transsolfurazione e nella remetilazione, come MTHFR, interessano fino al 40% della popolazione.
- Il polimorfismo MTHFR677C-T riduce la conversione dell’acido folico in CH3THF, necessario per la remetilazione dell’omocisteina in metionina, alterando così il ciclo della metilazione.
3. Fattori ambientali
L’inquinamento atmosferico, il benzene, i pesticidi, l’alcol, il tabacco, il sovrappeso e il caffè figurano tra i principali rischi. Questi agenti esterni alterano i cicli metabolici, aumentando il rischio di ipometilazione.

Patologie associate all’ipometilazione
I deficit di metilazione sono direttamente collegati a patologie gravi che colpiscono diversi sistemi biologici. Dalla proliferazione delle cellule cancerogene all’aumento dei rischi cardiovascolari e neurodegenerativi, queste anomalie dimostrano l’importanza dei cicli di metilazione nel mantenimento della salute cellulare e sistemica.
Questo capitolo dettaglia le conseguenze cliniche dell’ipometilazione, in particolare nei tumori, nelle malattie cardiovascolari, nei disturbi cognitivi e nei disfunzionamenti epatici. I meccanismi coinvolti evidenziano l’importanza di un buon equilibrio metilato per preservare la salute.
1. Tumori
- La metilazione del DNA, attraverso l’aggiunta di un gruppo CH3 alla citosina, è essenziale per regolare l’espressione genica. Un’ipometilazione aumenta l’espressione degli oncogeni, favorendo lo sviluppo dei tumori.
- È stata dimostrata una correlazione negativa tra il livello di 5-CH3-citosina e l’incidenza dei tumori, evidenziando l’importanza di mantenere livelli ottimali di metilazione per prevenire queste patologie.
2. Rischi cardiovascolari e cognitivi
- L’omocisteina, il cui livello aumenta in caso di deficit di metilazione, è un fattore di rischio per trombosi, malattie coronariche e ictus. Favorisce lo stress ossidativo, l’infiammazione e i disturbi vascolari.
- Studi recenti evidenziano il legame tra iperomocisteinemia e disturbi neurodegenerativi come l’Alzheimer, oltre a gravi forme di depressione.
3. Disfunzioni epatiche
- L’ipometilazione altera la fase II della detossificazione epatica, un ruolo essenziale del fegato nell’eliminazione delle tossine.
- I deficit di colina e betaina, associati a fattori ambientali (alcol, pesticidi, tabacco), aumentano i rischi di steatosi e tumori epatici.
4. Disturbi energetici e muscolari
- La metilazione è indispensabile per il metabolismo energetico attraverso la trasformazione della lisina in carnitina (trasporto degli acidi grassi) e dell’arginina in creatina (contrazione muscolare).
- I pazienti affetti da fatica cronica presentano spesso un deficit di metilazione misurato nel loro DNA.
Quale strategia di integrazione ?
Per ripristinare un equilibrio metilato ottimale e ridurre i livelli di omocisteina, è essenziale puntare su un apporto nutrizionale mirato di nutrienti indispensabili. Un approccio globale include folati in forma attiva, vitamine del gruppo B, oltre a fonti naturali di betaina e colina. Questi interventi favoriscono un funzionamento enzimatico efficace e riducono le conseguenze negative dell’ipometilazione.
Questa sezione esplora le diverse soluzioni nutrizionali per ripristinare il potenziale di metilazione. Sottolinea l’importanza dei folati, delle vitamine B, della betaina e della colina, evidenziando le loro sinergie e gli effetti combinati per ridurre l’omocisteina e prevenire le patologie associate.
1. Folati e vitamine B
- Il fabbisogno di folati (400 µg/giorno) è raramente soddisfatto dalla sola alimentazione. L’età, il sovrappeso e i disturbi digestivi riducono l’efficacia dell’assorbimento.
- Le integrazioni con forme attive come il CH3-folato sono particolarmente utili per superare le limitazioni genetiche e metaboliche.
- Le vitamine B2, B6 e B12 agiscono in sinergia per supportare i trasferimenti di CH3, la sintesi della metionina e la rigenerazione del glutatione.
2. Betaina, colina e di-CH3-glicina
- Queste molecole, introdotte con l’alimentazione (barbabietola, uova, fegato), supportano la metilazione tramite la remetilazione dell’omocisteina.
- La betaina, triplamente metilata, agisce principalmente nel fegato e nei reni, in complemento al ciclo dei folati. È particolarmente efficace nei pazienti alcolisti o con deficit epatici.
- Una combinazione di folati e betaina massimizza l’efficacia delle integrazioni. Studi dimostrano un miglioramento della remetilazione e una riduzione significativa dell’omocisteina.
3. Sinergia dei nutrienti
La betaina, stimolando la BHMT (betaina-omocisteina metil-transferasi), favorisce la metilazione epatica e riduce il rischio di steatosi.
La colina, sebbene sintetizzata dall’organismo, è essenziale e deve essere integrata attraverso l’alimentazione (carne rossa, latticini, uova). Previene l’accumulo di grassi epatici e supporta la produzione di acetilcolina.

Riassunto
L’ipometilazione è un fattore chiave in numerose patologie, inclusi tumori, malattie cardiovascolari, disturbi cognitivi e depressioni. Una corretta integrazione con folati, vitamine B, betaina e colina è essenziale per prevenire questi rischi e ripristinare un equilibrio ottimale di metilazione. La valutazione dell’omocisteina sierica può fungere da marcatore predittivo per adattare con precisione i bisogni individuali.
Riferimenti Scientifici
Folate, DNA methylation and colo-rectal cancer. Proc Nutr Soc. 2003 May;62(2):437-45